2023/02/26

Ciò che le parole non dicono. Il linguaggio non verbale involontario

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Appassionante lo studio dei messaggi del corpo poiché le parole non riescono ad essere e risultare completamente vere e sincere, mentre il linguaggio non verbale parla dal profondo, dall'inconscio ed esce fuori da noi in modo involontario.

Ci si può allenare ad essere maggiormente sensibili verso una miglior interpretazione e comprensione della persona che si ha davanti e delle sue intenzioni. Linguaggio che comprende i gesti, i movimenti, la postura, il contatto fisico ed il comportamento nella distanza e nello spazio, il tono della voce, la mimica facciale, .. 

Non c'è nulla di malizioso in questo voler capire oltre la parola stessa, al contrario è un modo per avvicinarsi maggiormente e più profondamente alla persona, o anche per prepararsi a difendersi al meglio. Inoltre, osservando il nostro stesso comportamento, potremo comprendere i nostri limiti, la nostra apertura  e spontaneità come anche le bugie che spesso diciamo a noi stessi. 
Inoltre è un ottimo strumento nell'ambito lavorativo. Utile, quindi, sempre che si lasci spazio alla sensibilità ed all'immediatezza del nostro sentire. 

Lascio quindi la parola alla dottoressa Ugolini con questo suo minuzioso articolo. 


Linguaggio del corpo -  Andare Oltre

"Lo studio dei gesti, del linguaggio del corpo, è molto interessante, ma non deve mai essere schematico, utilizzato come regoletta per capirci di più. Infatti, è sempre meglio affidarsi al nostro intuito, lasciare che le sensazioni dicano la loro.

Per esempio, una persona che mentre ci parla accavalla le gambe ed incrocia le braccia, non è sempre detto che esprima un rifiuto: potrebbe non essere interessata al nostro argomento oppure è una persona introversa, timida, incline a difendersi come prima mossa, prima di decidersi ad aprirsi.

Una persona che si gratta la testa mentre parliamo potrebbe essere insicura, perplessa, oppure ha un prurito insistente, o è insofferente (e forse per questo ha il prurito!) o sta cercando di ricordare una cosa (..)  A volte accadono cose che anche se non appalesate con le parole, si manifestano in tutta la loro evidenza e ci fanno ridere all’improvviso senza neanche spiegazioni: per esempio qualcuno che mentre declama l’amore per il coniuge giocherella con la fede e per sbaglio la fa frullare in mare!

La modalità di alcuni gesti varia anche con l’età della persona.
Per esempio un bambino piccolo se dice una bugia si copre la bocca con una o con tutt’e due la mani, magari spalancando gli occhi per la paura di essere scoperto. Da adolescente, nella stessa situazione porterà la mano alla bocca ma la sfiorerà soltanto, da adulto la mano andrà verso la bocca ma verrà deviata decisamente verso il naso.  Ma ciò non indica sempre una bugia, può trattarsi di qualcosa che si teme di dire, o che non si può dire.

Anche il pianto può modificarsi con l’età: il bambino lo fa spesso a squarciagola, l’adulto il più delle volte sommessamente, o con singhiozzi soffocati. Le gambe vengono accavallate dopo una certa età. Il gesto della pistola, per il bambino è un gioco, per l’adulto o è uno scherzo tra amici o è un avvertimento, spesso una minaccia.

Uno stesso gesto può avere significati diversi a seconda dell’età: per esempio la lingua che fuoriesce dalla bocca, in un bambino significa ostilità, contrarietà, ma in un adulto maschio può essere un gesto cosiddetto fallico (e poco apprezzato), se rivolto ad una donna.

 Opera di Jean Paul Charles - su Andare Oltre    Una persona che mentre ci parla si avvicina troppo, quasi toccandoci, e lo fa con tono alto della voce, può crearci un fastidio, un disagio, perché ha valicato quella zona protetta, quel confine che percepiamo intorno al nostro corpo, come una bolla, una protezione. Tale avvicinamento lo possiamo avvertire come un’aggressione. Naturalmente (..) in altri casi l’invasione di campo diventa piacevole. 

La stretta di mano è uno dei modi più interessanti per conoscersi: si percepisce un’energia diversa se la persona è equilibrata, o timida, o aggressiva.  Tra amici spesso oltre alla stretta di mano si aggiunge con l’altra mano un tocco affettuoso sulla spalla, e si percepisce come una cosa sincera, gradevole. Una persona che ti prende la mano tra le sue due, con calore e parole carine, spesso indica affetto, ma se per esempio viene fatta la prima volta che ci si conosce, può essere recepita con fastidio o con sospetto.  Il semplice gesto della stretta di mano, per il bambino piccolo è inammissibile, al massimo si riesce a convincerlo a fare ciao con la mano, quando si vuole che saluti una persona.

Sfregarsi le mani velocemente in genere è un gesto di soddisfazione, per cui stiamo attenti a farlo quando non vogliamo far capire chiaramente che siamo eccitati e contenti per come sta andando un colloquio di lavoro o un prodotto che stiamo per vendere o per un numero di telefono finalmente ottenuto dalla persona che ci piace, se non altro per non scoprirci prima del tempo debito! D’altra parte, se il gesto è compiuto lentamente, accompagnato da un ghigno sul viso, può indicare che si sta meditando un’azione subdola

Ci sono delle persone che hanno bisogno di mettere sempre qualcosa in bocca: la sigaretta, una penna, o, in mancanza di altro, il dito: in genere ciò indica uno stato di apprensione, di ansia. Mentre la stanghetta degli occhiali in bocca può segnalare che la persona ci sta pensando su, che prende tempo.

In linea generale uno stato di tensione è accompagnato dal toccare  se stessi o un oggetto, oppure dal grattarsi, dallo schiarirsi la voce, o dare colpetti di tosse. 

Il rifiuto invece è accompagnato da gesti di allontanamento: con  le mani, con i piedi, o con  tutto il corpo. La posizione dell’auto–contatto, indulgendo nel tocco, con carezze o strofinamenti, su parti del proprio corpo, fino alla posizione accovacciata su se stessi, con le braccia che attorno alle gambe, è una forma di auto-rassicurazione e protezione, e mima l’abbraccio o la carezza del genitore sul bambino.

La noia non ha bisogno di essere descritta: i lineamenti del viso quasi penduli e lo sbadiglio in agguato, magari con una mano che tiene fermo il mento, a causa della testa ciondolante in via di addormentamento, è nota a tutti. 

Togliersi finalmente il cappotto durante un dialogo in cui ci mantenevamo fermamente abbottonati, comunica che ci stiamo rilassando e sentendo a nostro agio.

I movimenti delle mani dicono tante cose:
una persona che parla a mani aperte e


 palmi all’insù
, trasmette apertura, onestà. Congiuntefede e sottomissione.
Se vogliamo ammansire qualcuno che si dimostra minaccioso nei nostri confronti, bisogna parlargli con tono basso e mansueto, e posizionare le mani in tal modo.

Neanche a parlarne del significato di un indice puntato contro, causa frequente di tanti mal di pancia, e non solo nei bambini. Naturalmente, l’indice da solo può anche indicare…e basta (per questo si chiama indice!).

Vi sono persone che mentre parlano dispongono le due mani una contro l’altra con le punte delle dita combacianti a tetto. È probabile che vogliano sentire la situazione nelle loro mani, e comunque non intendono sottomettersi. Mentre se il nostro interlocutore, al quale stiamo rivolgendo una richiesta di aiuto, dispone  le mani sul tavolo una sopra all’altra, forse non intende aiutarci. Se invece intreccia le dita delle mani davanti al suo viso con i gomiti sul tavolo, è probabile che sia teso, oppure frustrato.

Le mani sui fianchi (..) indicano sfida, determinazione.

Camminare con le mani intrecciate dietro la schiena può  esprimere un bisogno di autocontrollo, un’emozione da reprimere, o una situazione che si pensa di risolvere con una certa padronanza, ma se, sempre dietro le spalle, la mano afferra il braccio controlaterale verso l’alto, può indicare nervosismo, insicurezza, o lo stare in apprensione per qualcosa.

I pollici possono simboleggiare aggressività, dominio (per esempio un uomo che parlando con un altro uomo mette le quattro dita in tasca e i pollici fuori), ma anche  sfida sessuale (se lo stesso uomo ha intenzioni di quel tipo con una donna).

Ci si accarezza il mento con il pollice e l’indice quando si sta per prendere una decisione, comunque si sta meditando, e si sbatte una mano contro la fronte quando si ricorda all’improvviso una cosa.

Strofinarsi il collo posteriormente  come se fosse dolente e non lo è, può esprimere disappunto, insofferenza,  disaccordo, o non sapere come dire ciò che si vuole dire.

Incrociare le mani davanti ai genitali denota insicurezza, o timore di affrontare qualcosa.

Un’altra posizione difensiva è proteggersi dietro ad un oggetto: un cuscino sulla pancia, per esempio. Oppure sono le mani a proteggere il corpo: una  mano che stringe il braccio controlaterale, o che afferra il polso, o l’orologio, oppure le due mani stringono un oggetto davanti al torace (esempio un bicchiere), come a formare una barriera difensiva. Lo stesso significato ha il nascondersi dietro oggetti: il bambino dietro le gonne della madre, l’adulto dietro un tavolo, una sedia, una porta.

Ma se un uomo si siede a cavalcioni su una sedia al contrario, cioè con lo schienale davanti alla sua pancia, o è tra amici ed è rilassato,  oppure è insicuro ma vuole dominare la situazione.

Se invece un uomo tocca soltanto, e non afferra saldamente, con la mano il polso o l’orologio controlaterale, come per aggiustarlo, può essere in procinto di corteggiare una donna, soprattutto se aggiunge altri gesti come sistemarsi la cravatta, prolungare lo sguardo su di lei oltre il dovuto, ecc. 

La donna che corteggia invece si tocca i capelli, o li manda indietro con uno scatto della testa, tocca la collana, gli orecchini, gli occhi, prolunga lo sguardo, o ancheggia. In ambedue i casi, i corteggianti addrizzano la postura, mostrando il petto e ritirando la pancia.

A volte togliersi i pelucchi dalla giacca, quando in realtà essi non ci sono, può denotare disapprovazione. Comunque sia, è un gesto di allontanamento.

Una mano che stropiccia l’occhio, con le sopracciglia alzate e lo sguardo in basso, può denotare delusione, o incredulità, prendere tempo per essere certi di aver capito bene, se non si tratta di infiammazione oculare. Mentre se il dito indice, diretto verso l’alto, è appoggiato all’occhio esternamente, o sulla guancia, può significare che si sta valutando. Se insieme a questo il palmo della mano si dispone a sorreggere il mento, probabilmente si sta cominciando a provare interesse all’argomento.

Se si sporge il mento in avanti, si vuole sfidare.

Le mani intrecciate dietro la testa le vediamo spesso in persone che in quel momento sono rilassate (soprattutto se reclinate comodamente all’indietro sulla poltrona), o che sentono la situazione in loro potere. Tra amici, durante una bella chiacchierata  a questo si può aggiungere l’apertura delle gambe accavallate con una caviglia che si pone sul ginocchio controlaterale.

Anche gli occhi possono dir tante cose, non c’è nemmeno bisogno di descrivere uno sguardo minaccioso, uno seducente, uno intimidito. In linea di massima, le pupille si allargano in stato di benessere e piacere, si stringono in uno stato d’animo negativo.

Uno sguardo che indugia al di là del dovuto verso gli occhi di un’altra persona, o è attrazione o è sfida. Mentre guardare in un punto centrale sopra gli occhi indica il voler mantenere il controllo su quella persona. Si guarda di sbieco o per ostilità, o per interesse (soprattutto, in quest’ultimo caso, se le labbra vengono inconsciamente socchiuse, quando il gesto lo fa una donna). Si strizza un’occhio…per fare l’occhiolino, è uno sguardo d’intesa..

E’ molto interessante anche lo studio della direzione dello guardo

Gli occhi che guardano in alto stanno immaginando qualcosa, è la posizione del canale visivo. Mentre se gli occhi guardano in avanti orizzontalmente, mostrano che la persona sta utilizzando il canale uditivo, cioè sta ascoltando qualcosa dentro di sé (parole, musica, rumori ecc., sia ricordati che da costruire).

Ancora più in particolare, a destra vi sono le immagini o i suoni costruiti al momento, a sinistra quelli che si stanno ricordando, perciò già costruiti o vissuti nel passato.

Lo sguardo in basso a sinistra indica il dialogo interno, cioè la persona sta dicendo qualcosa a se stessa. Se invece guarda in basso a destra sta utilizzando il canale cenestesico, quello tramite il quale si provano le sensazioni fisiche. Questo per le persone destrimani (il contrario, nelle persone mancine).

Chi  ascolta con la testa reclinata da un lato vuole ascoltare meglio, è interessato; se invece inclina la testa davanti guardando con gli occhi dal basso verso l’alto un po’ torvo, è in atteggiamento critico.

Anche i piedi parlano. In genere di dirigono con la punta verso la persona che desta interesse, o comunque verso dove si vuole andare. Quindi, se mentre parliamo il nostro interlocutore avanza visibilmente il piede verso la porta, cambiamo argomento o lo faremo scappare. I due piedi girati verso l’interno possono denotare timidezza o introversione.

La postura dice molto: chi sta in pizzo alla sedia può esprimere disagio, noia, oppure fretta, impazienza. Comunque la persona è in procinto di fare un’azione (e intende alzarsi da un momento all’altro).   

Chi ha la spalle abbassate, lo sguardo rivolto verso il basso, le sopracciglia abbassate, un tono basso di voce e con un ritmo lento,  molto probabilmente è triste o depresso.


La postura influisce tra l’altro sullo stato d’animo: infatti, c’è un influenza reciproca tra postura e stato d’animo, che mantiene quella emozione precisa, che nell’ultimo caso descritto è la tristezza. Se la persona in questione addrizzasse le spalle e guardasse in alto, aumentasse il tono di voce e ne velocizzasse il ritmo, oltre ad alzare le sopracciglia, e abbozzare un sorriso, il suo stato d’animo e tutte le molecole dell’informazione (..) cambierebbero, migliorando anche l’emozione sottostante.

Infine, c’è l’imitazione dei gesti…la posizione dello specchio. Può infatti accadere che quando si è in accordo o in sintonia con una persona, inconsapevolmente ne imitiamo i gesti. Da qualcuno questo fenomeno è stato definito "rapport". 

Si è cioè in rapporto.


Andare Oltre - Il linguaggio del corpoTutto ciò può essere utile, curioso, divertente. 

Ma non bisogna dimenticare che la valutazione del significato di un gesto non va mai fatta separatamente dagli altri gesti o isolandolo dal contesto, perché a parlare è tutto l’insiemelo sguardo, il ritmo dei movimenti, il tono di voce, l’andatura, oltre ai gesti e naturalmente alle parole. 

In ogni caso, il  corpo parla sempre. L’alternativa al comportamento non esiste: non c’è un non-comunicare: è impossibile non comunicare, neanche stando fermi e zitti.

Può tornare utile, per aiutarsi nella comprensione dell’altro durante un incontro che ci interessa particolarmente (questo è un modo utilizzato da noi psicoterapeuti),  fare il vuoto di pregiudizi nella propria mente, un’assenza di sensazioni e idee già pronte e precostituite (forse più rassicuranti, ma spesso anche fuorvianti), in modo da lasciare che su questa tabula rasa si possano inscrivere e depositare sensazioni fresche, immediate, derivate dalla relazione qui ed ora, per cui più facilmente vere e reali, che non possono che portare benefici alla nascente relazione."

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 " (..) le parole costituiscono solo il 7% di ciò che viene trasmesso…il restante 93% è affidato alla cosiddetta comunicazione non-verbale, quella che arriva a livello inconsapevole ma è avvertita molto nettamente come sensazione, e fornisce in modo predominante la percezione dell’altra persona, e della relazione.

In una buona parte tale forma di comunicazione è affidata ai gesti, che per lo più hanno significati quasi inequivocabili, almeno nell’ambito della stessa cultura di cui fanno parte le persone che stanno interagendo.

Infatti, molti di essi sono acquisiti dall’ambiente di appartenenza. Altri invece sono relativamente universali (qualche eccezione c’è sempre) (..)
sorridere = appagamento o di accoglienza
annuire = accordo, contentezza o piacere, muovendo la testa in senso anteroposteriore
dissentire= muovendo la testa lateralmente
accigliarsi, oppure, il gesto con l’indice del fare silenzio
il gesto del pugno in alto = combattimento
correre con le mani alzate = trionfo
In generale, sono sicuramente universali i gesti che indicano rabbia, paura o disgusto. E, naturalmente, il pianto.

I bambini si esercitano forse più di noi adulti in questo studio, per esempio con il gioco dei mimi, o con il linguaggio muto, in cui serve capire il significato del gesto senza l’ausilio della parola. 

Crescendo spesso si perde tale abilità, almeno a livello razionale, e tutto continua a decorrere sotto il livello della coscienza. Con le orecchie ascoltiamo, con la bocca parliamo ma ciò che percepiamo a pelle spesso ci dice (talora anche più fortemente) il contrario.
E’ come comunicare a due livelli.  

Talvolta ciò che ne ricaviamo è uno stato di confusione, come quando una persona ci dice che ci ama ma tutta la sua gestualità (..) alla quale lì per lì sembriamo non dare importanza, 

dice altro."
  

dall' Articolo di Patrizia Ugolini, medico-chirurgo, psicoterapeuta, floriterapeuta, omeopata.


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